In questo articolo, vediamo come passare dalla frustrazione alla chiarezza!
Viviamo in un’epoca in cui il sovraccarico di lavoro è la norma. Le richieste si accumulano, i progetti si intrecciano, e la nostra lista delle cose da fare sembra non finire mai e finiamo per sentirci sempre più stanchi, frustrati e insoddisfatti perché nonostante l’impegno nulla sembra mai abbastanza. Molti, di fronte a questa sensazione, reagiscono in due modi:
- Si bloccano. Rimandano, evitano di prendere decisioni, si sentono incapaci di gestire il carico mentale e operativo.
- Accelerano ancora di più. Investono più tempo ed energie, lavorano fino a tardi, dicono di sì a tutto, pensando che sia solo una questione di “fare di più”.
Il problema è che nessuna di queste strategie risolve la situazione. Anzi, spesso peggiorano il senso di fallimento e lo stress.
Più impegno ≠ Più risultati
La nostra cultura professionale ci ha insegnato che il successo è direttamente proporzionale alla quantità di impegno che mettiamo nel lavoro:
- Se non stai ottenendo risultati, significa che non ti stai sforzando abbastanza.
- Se ti senti sopraffatto, è perché devi ottimizzare meglio il tuo tempo e “gestirti meglio”.
- Se ti sembra di perdere il controllo, devi solo “resistere e stringere i denti”.
- Se non riesci a finire tutto, forse non sei abbastanza preparato.
… e potrei continuare questa lista all’infinito.
Il vero problema non è la quantità di impegno, ma la sua qualità, il come investiamo le nostre energie in quello che facciamo. Molti professionisti, specialmente chi è molto disponibile e abituato a prendersi carico di tutto, finiscono per dissipare energie in attività che non portano valore, semplicemente perché non riescono a mettere confini chiari tra ciò che è davvero importante e ciò che invece può essere rifiutato, delegato o rimandato.
E questo porta a una spirale pericolosa:
- Più dici sì, più le persone si aspettano che tu sia sempre disponibile.
- Più ti carichi di lavoro, meno tempo hai per riflettere sulle tue reali priorità.
- Più ti sforzi di dimostrare il tuo valore attraverso l’iper-produttività, meno riesci a vedere il quadro generale della tua carriera e dei tuoi progetti professionali.
Come si esce da questa trappola? Come si passa dalla frustrazione alla chiarezza?
La chiave per invertire questa dinamica, cioè per passare dalla frustrazione alla chiarezza, non è fare di più, ma fare meglio.
Fermarsi e ascoltarsi. Invece di spingere sull’acceleratore o bloccarsi, il primo passo è riconoscere il proprio stato emotivo e fisico. Se ci sentiamo esausti e frustrati, c’è un motivo: ascoltarlo è il primo passo per cambiare.
Comprendere i propri bisogni e priorità. Prima di dire sì a una nuova richiesta o progetto, chiedersi: “Questa attività è davvero allineata con i miei obiettivi? Mi avvicina a ciò che voglio ottenere o mi sta solo consumando?”
Imparare a dire no. Questo è probabilmente il passaggio più difficile per chi tende a farsi carico di tutto. Dire no non è un atto di egoismo, ma di rispetto per il proprio tempo e valore.
Creare confini chiari. Senza confini, il lavoro si espande fino a occupare ogni spazio disponibile. Imparare a definire dei limiti chiari su disponibilità, orari e ruoli è essenziale per lavorare meglio senza esaurirsi.
Passare dall’azione automatica all’azione consapevole. Non si tratta di lavorare meno, ma di lavorare con più intenzione. Cosa sto facendo? Perché lo sto facendo? Questa attività è davvero strategica o sto solo riempiendo il tempo per placare il senso di colpa?
L’esperienza di Francisca: dalla frustrazione alla chiarezza!
Un esempio concreto di questa trasformazione è Francisca Gutiérrez Milesi, giornalista freelance, copywriter e social media manager, che ha vissuto in prima persona il ciclo della frustrazione e del sovraccarico prima di trovare un nuovo equilibrio attraverso il percorso di Tribù della Terra #LIBERALATUAENERGIA.
Prima del percorso, Francisca:
- si sentiva bloccata;
- diceva sempre “sì” per paura di deludere gli altri;
- si sentiva confusa rispetto ai suoi bisogni e obiettivi professionali;
- evitava di mettere confini chiari con clienti e collaboratori per timore di compromettere relazioni strategiche.
Dopo il percorso, Francisca ha ritrovato la sua bussola:
- ha imparato a valorizzare il suo lavoro senza sentirsi in colpa;
- ha iniziato a gestire il suo tempo con maggiore consapevolezza, evitando di farsi risucchiare dalle urgenze altrui;
- ha capito che dire no non è egoismo, ma un atto di rispetto verso sé stessi e il proprio equilibrio professionale;
Lasciamo che sia Francisca a parlare della sua esperienza!
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Foto di Kelly Sikkema su Unsplash